Forme di capitale e campi di lotte by Pierre Boileau

Forme di capitale e campi di lotte by Pierre Boileau

autore:Pierre Boileau [Boileau, Pierre]
La lingua: eng
Format: epub
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2024-02-16T09:06:06+00:00


La manipolazione della illusio e delle possibilità

Ho voluto ricordarlo per passare a quello che voglio dire oggi, cioè il rapporto tra temporalità e potere, e per mostrare che possiamo farne una sociologia – se di sociologia dobbiamo parlare – o meglio che possiamo fare una teoria della temporalità che comprenda il fatto sociale. Torno per un attimo a Kafka. L’aspetto interessante de Il Processo è che, come hanno visto alcuni commentatori, il processo è un processo, in altre parole una sorta di macchina infernale: viene messo in piedi a poco a poco e, una volta che ci si trova dentro, si viene catturati. È questo che dice la nozione di interesse: si rimane coinvolti nel gioco e più si rimane coinvolti nel gioco, più si attende con ansia l’esito del gioco, più è vitale, più crescono la tensione e l’aspettativa. Questa tensione, questa attesa senza garanzia di soddisfazione, dà l’esperienza dell’angoscia come l’esperienza dell’equiprobabilità di tutte le possibilità e, in particolare, di tutti i possibili esiti: tutto può accadere, e il peggio è il più probabile. Un aspetto importante dell’esperienza del Processo è che, man mano che il processo si configura come una sorta di montaggio, K. ne è sempre più coinvolto e trova sempre più difficile ritirarsi. Detto questo, ricordiamo sempre che il gioco procede solo nella misura in cui K. procede; dal momento in cui pensa di ritirarsi e di dire all’avvocato che non ha più bisogno dei suoi servizi, il gioco non ha più alcuna presa su di lui. Questo ci ricorda che i campi esercitano una forza proporzionale alla volontà di investire nel gioco, il che è all’origine di formule che trovo piuttosto semplicistiche, come “il potere viene dal basso”. Questo tipo di filosofie moderne sul tema “i dominati sono dominati perché lo vogliono” non valgono molto, se non al prezzo di paradossi. Il modello che propongo è molto diverso: i giochi sociali sono fatti in modo tale che funzionano solo nella misura in cui siamo coinvolti in essi e, in un certo senso, i dominati collaborano al loro dominio […]. La possibilità di uscire dal gioco spesso esiste solo per l’osservatore esterno. È, ad esempio, la figura del padrone e del servo221: è ovvio che si può sempre uscire, ma la possibilità di questa possibilità è distribuita in modo molto diseguale […]. Quando la posta in gioco, come per i sottoproletari, è la soddisfazione dei bisogni primari, la libertà di uscire dal gioco – che esiste sempre come pura possibilità – è una possibilità puramente teorica. Detto questo, è importante ricordare che producendo il bisogno, l’appetito, la voglia di giocare, il gioco produce le condizioni per il suo funzionamento; un gioco che non producesse giocatori che vogliono vincere non funzionerebbe. Quando si crea un’istituzione di tipo capitalistico in una società precapitalistica, per far funzionare un campo economico occorrono sia istituzioni (banche, ecc.) sia agenti sociali disposti ad agire […]. Questo è stato osservato centinaia di volte. Non è solo un tema del discorso del razzismo



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